Ruben e Stefano, calciatori dell'ASD Samarcanda, raccontano la loro esperienza in Giappone ai microfoni di RadioFragola

28 Marzo 2016 Scritto da 

 

Il 14 marzo negli studi di Radio Fragola nel corso della trasmissione sportiva Allontana Pugnitopo, sono stati ospiti Bruno Opatti (presidente dell'ASD Samarcanda) ed i calciatori Ruben e Stefano tornati da pochi giorni dal primo campionato mondiale della salute mentale di calcio a 5 durante il quale hanno indossato la maglia della nazionale italiana. È stata l'occasione per parlare di un po' di tutto: dalla loro collocazione in campo, alle tappe che li hanno condotti sino al mondiale di Osaka, all'impegno dell'ASD Samarcanda.

 

Cominciamo a conoscervi calcisticamente. Intanto vi chiedo quali sono i vostri ruoli in campo.

 

Stefano: Io gioco da laterale destro

 

Ruben: Io invece sono difensore centrale.

 

Oltre ad essere due giocatori dell'ASD Samarcanda siete anche due giocatori della Nazionale. Allora vorrei chiedere al presidente dell'ASD Samarcanda Bruno Opatti due parole su questa realtà calcistica che ha portato questi due giocatori sino alla maglia azzurra di Osaka.

 

Bruno: Ovviamente sul piano tecnico questi giocatori li abbiamo preparati molto bene, sono stati chiamati a Roma dal Comitato Nazionale Calcio Azzurro dopo l'annuncio sul Forum della salute mentale e poi hanno affrontato venti giorni di stage prima di partire per Osaka per disputare il torneo di calcio a cinque. Questa convocazione è una sorta di premio per la nostra associazione strutturata con allenamenti settimanali e partecipazione a tornei cittadini. “Inclusione ed integrazione sociale” è il nostro motto. L'augurio è che chi opera nel campo della salute mentale riesca a comprendere veramente l'importanza dello sport per persone che possono affrontare momenti di difficoltà.

 

Si è letto in giro della vostra preparazione e della selezione.

 

S: Il nostro preparatore atletico è stato l'ex pugile campione europeo e mondiale Vincenzo Cantatore ed il mister è stato Enrico Zanchini, ex giocatore professionista di calcio a 5: ci ha seguito molto, è stato un bravo Mister.

 

Quanto è durata e com'è stata la preparazione tecnica con Cantatore?

 

R: È durata una settimana e mezza ed è stata tosta: la mattina facevamo allenamento tattico con Mister Zanchini, mentre il pomeriggio andavamo nell'enorme parco di Villa Pamphili ad allenarci con Vincenzo che ha lavorato molto sulle gambe: avevamo l'acido lattico...è stata dura.

 

S: E poi si è trattata della preparazione di due mesi è stata concentrata in poche settimane

 

Com'è stato l'impatto con il Giappone?

 

R: Beh, per me è stata un po' dura perché non ho dormito e questa cosa l'ho sofferta un po' anche durante le partite. Ero comunque contentissimo di esserci.

 

Sentivate la pressione di essere la in Giappone a rappresentare la Nazionale Italiana?

 

S: Più che la pressione di essere a rappresentare la Nazionale Italiana, c'era davvero un sacco di gente che ci guardava giocare e questo ha rasentato abbastanza.

 

So che i giapponesi, organizzatori del torneo, vi aspettavano molto agguerriti

 

S: Ah, la nazionale giapponese si stava preparando da un anno e mezzo per questo evento mondiale ed alla fine l'hanno vinto loro. Erano fortissimi e sfortunamente li abbiamo incontrati alla prima partita e senza aver fatto neanche un'amichevole non eravamo ancora così preparati su come stare in campo.

 

Ed il rapporto con i giocatori delle altre nazionali com'è stato?

 

S: Guarda, con il Perù in realtà abbiamo stretto un'amicizia fin da subito.
Comunque volevo precisare che dei dieci giocatori che componevano la nostra Nazionale, solo due ragazzi sardi giocano a calcio a 5, io e Ruben giochiamo a calcio a 7 ed altri ancora calcio a 9. Sono realtà differenti. Ad ogni modo spero che i prossimi mondiali a Roma nel 2018 ci riservino un altro risultato.

 

R: Ospiteremo anche i giapponesi e speriamo, stavolta, di fargli noi la rumba.

 

Stefano ci raccontavi che non tutti i nostri azzurri venivano dal calcio a 5: qual'è la difficoltà maggiore in questo passaggio?

 

S: Nel calcio a cinque non hai molto spazio: devi avere molta più tecnica nelle gambe ed essere molto bravo ad impostare il gioco con precisione rispetto al calcio a 7. Inoltre anche il terreno è differente: io ho avuto difficoltà, capitava di scivolare.

 

R: Il bello è che ci siamo allenati una settimana e mezza sul parquet di una palestra e quando siamo arrivati in Giappone abbiamo scoperto che giocavamo sul sintetico, quindi è stato un po' un trauma: avevamo anche gli scarpini regalati da un negozio di Roma per giocare sul parquet!

 

C'è stato un momento particolare o divertente che ricordate con più piacere?

 

R: Sì, il mio gol di pallonetto da circa centrocampo contro la rappresentativa dell'Osaka.

 

S: Io ricordo che davvero non riuscivo a segnare: all'ultimo momento spuntava sempre un ultimo uomo che mi stoppava e mi ostruiva la porta. A un certo punto ho sentito urlare il Mister: “Questo non segna neanche con le mani”, la palla non voleva proprio entrare.

 

E com'è stato rapportarsi con TV e giornalisti? C'era attenzione mediatica in Giappone?

 

S: In realtà in Giappone non tanta. Abbiamo avuto molte interviste in Italia. Io ne avrò fatte una decina: con il Corriere della Sera, Tg1, Tg2, Vanity Fair e tante tante. In Giappone solo all'inaugurazione dei giornalisti hanno fatto qualche domanda a Ruben.

 

Ed ora che siete tornati vi sentite più forti? Avete un'esperienza non da poco sulle spalle queste giornate anche di preparazione .

 

R: Beh, sicuramente si sentono gli effetti della preparazione. Venerdì abbiamo giocato un'amichevole di calcio a 7 e c'è stata un po' di difficoltà nel passaggio da una preparazione di calcio a 5 ad un campo di calcio a 7: altra tecnica ed altri spazi.

 

Vi siete trovati bene con i vostri compagni della nazionale? Ne conoscevate già qualcuno?

 

S: No, non li avevamo mai conosciuti se non a Roma dove ci siamo ritrovati in 35. Poi ne sono rimasti solo 10 ed a parte la buona tecnica sono delle brave persone, possiamo considerarli amici.

 

R: E poi eravamo tutti provati dalla preparazione atletica di Vincenzo Cantatore e questa sofferenza ci ha uniti ancora di più.

 

S: In realtà inizialmente eravamo in 12, solo che il portiere nell'allenamento si è rotto un dito e l'altro ragazzo non ha avuto il permesso dal Magistrato per partire e non gli hanno rilasciato il passaporto.

 

E come è stata l'esperienza delle selezioni? C'era un po' di tensione?

 

S: Io quando sono andato alle selezioni arrivavo da un lungo stop per un gravissimo infortunio alla caviglia. Avevo ancora un po' di dolore, ma ho stretto i denti e ce l'ho fatta.

 

R: Un po' di tensione alle selezioni c'era, sì... però calcisticamente parlando me la cavicchio.

 

Come è stato il rapporto con Vincenzo Cantatore?

 

S: Io con Vincenzo ho instaurato subito un rapporto di amicizia. Sono una persona a cui piace seguire chi ha vicino e allora mi chiamava alla sera per sapere se i ragazzi stavano bene o se avevano problemi.

 

R: In allenamento era come il sergente Hartman, ma poi fuori dal campo era davvero tutt'altra cosa, una persona stupenda: molto simpatico, aperto e disponibile.

 

S: Il bello è che alla fine della preparazione molti ragazzi dovevano rientrare a casa per prendere passaporti o qualcos'altro. Per noi Trieste era lontana e siamo rimasti con un' altro ragazzo di Roma e speravamo che Vincenzo ci lasciasse un po' liberi invece no, ci ha fatto sudare ancora!

 

Prima abbiamo parlato del Perù dicendo che avete costruito subito un buon rapporto fuori dal campo. Tecnicamente che avversario è stato? E la rappresentativa di Osaka?

 

S: Li abbiamo incontrati alla seconda partita ed abbiamo vinto 4-1, ma anche loro erano stanchi per il lunghissimo viaggio; li abbiamo incontrati nuovamente nella finale per il terzo-quarto posto ed è stata una partita bella e combattutissima che abbiamo vinto noi per 4-3. Anche il tifo del pubblico è stato molto sostenuto. Con l'Osaka, invece, abbiamo perso 2-1, ma abbiamo giocato una gran partita, per oltre metà del tempo nella loro metà campo, abbiamo avuto una sfortuna veramente terribile: Ruben ha preso una traversa ed a me hanno salvato due gol proprio sulla linea.

 

R: Loro hanno fatto due tiri e due gol, mentre a noi proprio non entrava. Ed il loro ultimo gol è nato da un rimpallo fortunato, altrimenti partivo io in contropiede ed era 2-1 per noi.

 

Stefano prima faceva un accenno al tifo in Giappone: quali sono le vostre impressioni? Era un tifo sportivo? Rappresentava una distrazione?

 

S: Un tifo molto sportivo, hanno tifato davvero molto anche per noi italiani.

 

R: C'era molta sportività: io avendo giocato anche calcio a 11 dopo i primi due minuti giocando non ti accorgi più di nulla di quello che è attorno a te pensi solo a giocare e ascoltare il Mister.

 

Altri componenti della squadra, però, si sono fatti prendere dall'emozione e il gioco ne ha risentito.

 

S: La prima partita ho avuto molte difficoltà, poi già alla seconda non seguivo più il pubblico, c'era però un telecronista abbastanza che parlava molto forte e avevo anche difficoltà a sentire il Mister.

 

Lasciamo al Presidente una battuta conclusiva: che onore è stato l'aver partecipato a una manifestazione del genere con questi ragazzi?

 

B: Beh, è stata una soddisfazione per me dell'ASD Samarcanda avere due giocatori selezionati e poi diventati titolari della Nazionale. Ora dopo una preparazione così efficiente mi aspetto un aiuto da parte loro, perché possono diventare anche allenatori di Samarcanda e portare il sistema di preparazione della nazionale nella nostra associazione per prepararci ancor meglio per i prossimi eventi a cui parteciperemo.

 

Ultima modifica il Mercoledì, 06 Aprile 2016 13:54