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Succo d'aceto

08 Novembre 2011 Scritto da 
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Testo e regia di Pino ROVEREDO

 

Succo d'aceto è un atto unico, dove Pino Roveredo scrive, racconta e ricorda il suo percorso di vita, percorso riempito con i gesti innaturali delle "Capriole in salita", gesti impossibili lanciati contro la montagna della vita, e che nel loro insistere frequentano l'abitudine delle escoriazioni, delusioni, dolori, fatiche, sconfitte, saluti...
Percorso narrato e rappresentato con gli umori scuri del carcere, del manicomio, e di tutte quelle miserie, amori, creature, che hanno dato un senso all'abbraccio di una cara compagnia. Così, sul palco, con Pino, tornano le rughe della madre, la sete assurda del padre, i sessant'anni di ospedale psichiatrico di Cecilia, il terrore del carcere, e le storie eterne girate sulla presenza di Fulvia, presenza assenza che, per una montagna che non esiste più, racconterà sempre la stessa storia.
Montagne da perdere, montagne anche da vincere, e da conquistare con la fatica dei passi, tentando di conquistare quella cima che regalerà... il piacere di una giravolta in discesa.

SUCCO D'ACETO... è la traccia del mio percorso fatto di capriole in salita, e dentro questo percorso mi concedo la bellezza e la libertà di fare entrare alcune persone che con i loro muscoli e amore, continuano a girare nella mia memoria con la forza dell'eternità. Persone che si sono morsicate la vita, e che oggi mi tornano col rammarico di una canzone che non posso più frequentare. (Pino Roveredo)

La Compagnia Instabile nasce più di dodici anni fa, in occasione di un Corso di Scrittura tenuto da Pino Roveredo al Centro Diurno del Ser.T di Trieste, dove, per sopperire alla costrizione didattica di carta e penna, si è usata in prevalenza la calligrafia della voce. La Compagnia Instabile, negli anni, non si è formata solo con le voci dei ragazzi con problemi di tossicodipendenza, ma per una scommessa dell'ideatore, anche da inserimenti cosiddetti "sani", come ad esempio: i propri figli, gli studenti, gente comune... dimostrando che con l'integrazione e l'unione, si riesce poi a sgretolare quel muro d'incomprensione e incomunicabilità che spesso esiste tra le due realtà.
Una realtà che col tempo, ha portato la sua voce e pelle, in molte città d'Italia (Trieste, Udine, Pordenone, Padova, Verona, Bari, Napoli, Milano, Chieti etc. etc.), riuscendo a raccontare in un'ora di spettacolo, quello che non si è capito in anni di vita. In questi anni, tutti i passaggi (oltre centocinquanta ragazzi) hanno contribuito a costruire il copione. Tutti, anche quelli che sono passati con la velocità della presenza, perché comunque hanno lasciato qualcosa... Chi, qualche riga d'umore, chi, appunti di solitudine, o chi accenni di ricordi sussurrati con la voglia di non essere inutili. Qualcuno ha lasciato anche il suo silenzio, un silenzio che è stato scritto sui testi, perché il silenzio che gira nel disagio riesce a fare più rumore di una voce.
Ultima modifica il Martedì, 10 Gennaio 2012 15:20