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A Gorizia “La libertà è terapeutica”

19 Maggio 2016 Scritto da 
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“La libertà terapeutica” è uno dei grandi messaggi che testimonia la a rivoluzione basagliana e che ancora oggi guida le scelte di molti operatori del settore della salute mentale. Proprio “La libertà è terapeutica” è il titolo della mostra nata da studi sul recupero del Parco Basaglia e inserita all'interno del cartellone E'Storia. Questo è il titolo della mostra, inserita nel programma di E'Storia. Visitabile da venerdì 20 fino a domenica 22 maggio presso il Trgovski dom, corso Verdi 52, Gorizia, questo innovativo progetto espositivo è a cura di Azienda per l’Assistenza Sanitaria n.2 Bassa Friulana - Isontina, Provincia di Gorizia, Dipartimento di Architettura dell’Università di Trieste - sede di Gorizia, Cooperativa sociale Arcobaleno di Gorizia, Cooperativa sociale La Collina di Trieste
Gli studenti hanno analizzato lo stato di conservazione degli edifici del Parco Basaglia, gli interventi e necessari a ripristinare le condizioni di uso e ipotizzato funzioni compatibili. Hanno poi elaborato un progetto che riguarda il parco nel suo complesso e in relazione alla città, scendendo, in alcune parti, alla scala del progetto di interni e di allestimento. In mostra sono presenti, quindi, modelli alle diverse scale, da quella urbana a quella di dettaglio. Le vicende dell’ex ospedale psichiatrico offrono temi di riflessione straordinariamente interessanti all’architettura. Se Franco Basaglia riconsegna i comodini ai pazienti, per restituire loro la possibilità di una storia e dunque di un’identità come base indispensabile per costruire una progettualità, il lavoro dell’architettura dovrebbe fare altrettanto, se aspira ad essere costruzione di senso e non solo di valore immobiliare. Il parco Basaglia ha offerto agli studenti diversi temi di progetto: per l’impianto e le trasformazioni di cui è stato oggetto (un parco chiuso alla città da un “muro” poi abbattuto), per l’adiacenza al confine e per le vicende che ha ospitato (di rilevanza epocale per la psichiatria ma anche per i diritti civili). Centrali in tutti i progetti sono le questioni dell’identità (dell’architettura e di chi la abita) e del limite (nelle accezioni materiali e immateriali).Le destinazioni d’uso approfondite sono diverse per i vari gruppi; in generale si è lavorato sulla necessaria apertura alla città, sull’integrazione delle attività già presenti e sull’inserimento di un centro di documentazione e studio comprendente anche una zona espositiva, un allestimento permanente come luogo della memoria di una battaglia civile, sociale, etica, per la libertà di espressione, la libertà di essere diversi, per la dignità e il rispetto della storia di chi non è pacificato con il mondo, di chi cerca se stesso in un modo anche problematico. Che poi è l’unico modo di cercare davvero, anche in architettura. La mostra è stata realizzata con il contributo degli studenti del Laboratorio di Progettazione architettonica 3 - docenti S. Pratali Maffei, G. Scavuzzo.

Ultima modifica il Lunedì, 23 Maggio 2016 13:59

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