LaCollina

Negli ultimi decenni la parola Islam è entrata di prepotenza nei media. La sentiamo pronunciare con sempre maggiore frequenza nelle conversazioni quotidiane e in relazione ad avvenimenti di cronaca. “L’Islam è sulla bocca di tutti, ma spesso chi ne parla in televisione, sui giornali, in autobus o al bar,  ne ha un’idea fortemente stereotipata” spiega Lorenzo Declich autore di Islam in 20 parole, che giovedì 28 luglio, a partire dalle 21, sarà a Trieste per Lunatico festival, con “Sotto il velo del luogo comune. Cose che non sappiamo dell’Islam, del Medio Oriente e di noi stessi”.  In realtà tutto ciò che ruota attorno all’Islam è qualcosa di alieno e di sconosciuto – ci spiega l’esperto del mondo arabo musulmano - e spesso  viene rappresentato come un sistema di regole che a partire dalla sua epoca d’oro non è mai cambiato. Lorenzo Declich ci propone così un itinerario di parole, alcune molto conosciute come Allah e jihad e altre meno note come din, umma, iman, attraverso le quali iniziare a comprendere un mondo che oggi ci spaventa, e soprattutto ci aiuta a  sgombrare il campo da pregiudizi e luoghi comuni che stanno diventando una gabbia, un’invalicabile barriera psicologica. Ma cosa non sappiamo dell'Islam che invece dovremmo sapere? “Almeno una  e cioè che l’Islam ha una storia di 1.500 anni – afferma Declich -   e che gran parte di questa storia non ha avuto nulla a che vedere con il jihad”.  E come si combattono paure e luoghi comuni? “Col confronto, con l''approfondimento, e poi con la coscienza che anche i pregiudizi possono essere una base per iniziare a ragionare”. Scopriremo come giovedì 28 luglio, a partire dalle 21, insieme a lui. L’ingresso è libero.

Mercoledì 27 luglio alle 15 negli spazi della microarea, sarà presentato il nuovo corso professionale triennale per diventare operatore artistico, che arricchisce l'offerta formativa dell'Edilmaster di Trieste.

La scuola con sede in via Cosulich (zona industriale) intende proporre un nuovo laboratorio delle arti, ovvero un progetto per il recupero delle storiche discipline della formazione artistica ed artigianale che stanno scomparendo. Dal disegno alla computer grafica, alla pittura ,alla scultura, dall’ intaglio del legno ai sistemi di utilizzo del legno per opere di carpenteria, dalla lavorazione dei metalli alla forgiatura, all’ incisione allo sbalzo, dalla realizzazione di complementi di arredo alle opere di muratura, dalle stampa 3d alla progettazione e realizzazione di modellini e plastici architettonici, dai murales ai graffiti, dal ripristino dei muri a secco e delle antiche pavimentazioni al restauro di reperti storici…

Questa iniziativa nasce dalla collaborazione con autentici “maestri d’arte”, veri esperti nelle varie antiche discipline dell’ arte intesa come perizia da applicare nei vari mestieri secondo quei processi di autocomprensione che aprono la via alla poliedricità dell’ ingegno.
Il piano formativo si articola su diversi livelli di approfondimento, dalle pratiche dell’ arte edificatoria per studenti universitari, alle arti della rappresentazione necessaria allo sviluppo dell’ forze immaginative nei giovanissimi. Una delle finalità del laboratorio delle arti, è la formazione di persone qualificate per interventi di restauro e di salvaguardia del patrimonio storico artistico culturale presenti nel nostro territorio, sarà svolto in collaborazione con l’ Università degli studi ed il Comune di Trieste, la soprintendenza dei B.A.A. Analogamente all’ iniziativa: “il lavoro manuale come medicina dell’anima”, dove attraverso la manutenzione su qualcosa fatto da altri , permetteva di capire ciò che era stato fatto, ripercorrendo il ”pensiero” di colui che ha realizzato per primo quell’ opera. Con il laboratorio delle arti si intende arrivare al recupero delle arti che si stanno “estinguendo” insieme al gusto, alla sensibiltà ed al sapere tradizionale che non è il sinonimo di cose vecchie superflue, ma l’espressione del deposito culturale su cui poggia la coscienza e l’identità di un popolo. Il percorso di studi sarà tenuto da un corpo docente composto da esperti artigiani e giovani innovatori, con l’obiettivo di tradurre i saperi di una volta in strumenti utili nella contemporaneità salvaguardandone i valori e i principi.
Il corso è gratuito; per informazioni visita il sito www.edilmaster.ts.it

C’era una volta…il manicomio è una passeggiata teatrale. Un coinvolgente e divertente racconto su cos’erano un tempo i manicomi, sul superamento degli stessi grazie all’azione di Franco Basaglia e sull’oggi, sulla funzione e l’eredità dei luoghi del cambiamento. L’evento grazie alla storica compagnia teatrale Chille de la balanza e a Claudio Ascoli che lo interpreta con la partecipazione di Sissi Abbondanza, e ne firma la regia, approda a Trieste nel parco di san Giovanni, luogo emblematico della rivoluzione basagliana.  
Come nascono i  Chille?
I Chille sono una storica compagnia di teatro di ricerca nata a Napoli nel 1973 e residente a San Salvi, l’ex-città manicomio dal 1998. Così volle Carmelo Pellicanò, l’ultimo direttore del manicomio fiorentina che collegò l’uscita degli ultimi matti con l’ingresso di una compagnia teatrale. Da allora oltre 500.000 sono state le presenze nell’ex-città negata
In cosa consiste lo spettacolo?
Questa è una passeggiata che noi proponiamo dal 1999 e che ha raggiunto oltre 560 repliche  registrando più di 45mila spettatori. E’ riconosciuta come passeggiata patrimoniale da Unesco e  Consiglio d’Europa. Entriamo negli ex manicomi e proponiamo edizioni sempre nuove e diverse che si adattano alle singole realtà e situazioni. Abbiamo l’obiettivo di far riflettere, sorridendo. Di recuperare una memoria viva di quella che fu la rivoluzione di Franco Basaglia e della sua équipe, con la necessità di una riqualificazione di spazi e nuove relazioni tra le persone.
Con quali strumenti?
Attraverso la storia di chi ha vissuto quegli anni. Leggendo lettere, ripercorrendo le testimonianze e passeggiando nei luoghi e negli spazi dell’ex ospedale psichiatrico. E’ un viaggio nella storia teso a recuperare una memoria viva dei fatti, dalla contenzione dei pazienti al superamento basagliano. Comunichiamo la bellezza di questo passaggio, facilitiamo la presa di coscienza di questa rivoluzione che è nata proprio da Trieste, ma non in modo accademico o noioso, né tantomeno nostalgico. Non parliamo tanto di passato, ma di presente e di come quel modello di attenzione verso l’altro, ascolto e integrazione possa essere riprodotto e applicato oggi nel mondo contemporaneo. E’ la storia di  un'utopia concreta - come la definiva lo stesso  Basaglia - con l'obiettivo di costruire una comunità. E' questo, forse, un pezzo della terza rivoluzione, di cui parla Eugenio Borgna, "che ridia slancio a quelle promesse; altrimenti la grande rivoluzione basagliana rischia di svuotarsi e di smarrirsi".

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