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Mercoledì 25 luglio alle 20.30 al Lunatico Festival "Lontane dagli occhi", incontro sulle crisi umanitarie dimenticate e il ruolo dei media. 

Sul palco Gabriele Eminente, Direttore Generale Medici Senza Frontiere, Annalisa Camilli giornalista di Internazionale, Stefania Battistini, inviata Rai TG1, Ivan Grozny Compasso, giornalista freelance. Tra i relatori anche operatori umanitari della regione al ritorno dalle zone di intervento. Modera Sandro Metz.

Martedì 24 luglio alle ore 20.30 Antonello Taurino presenta al Lunatico festival La scuola non serva a nulla, spettacolo scritto con Carlo Turati. 

Il professore di una scuola di frontiera viene sospeso dal servizio, anche se non si capisce bene perché. Metodi didattici troppo bizzarri? Be’, del resto come fare per accendere quel minimo sindacale di interesse in classi terremotate, multirazziali, multireligiose e multilinguistiche? Ora, prima di tutto c’è da segnalare che l’autore Antonello Taurino, essendo nella realtà docente precario di giorno e attore altrettanto precario di sera, racconta una realtà che conosce direttamente sulla propria pelle, filtrata attraverso lo sguardo autobiografico di un professore che nella vita è anche comico. Così come Carlo Turati, che alterna l’insegnamento alla scrittura per tanti grandi professionisti della risata. Attor comico e insegnante: due mestieri, che, a volte, non sono poi così diversi.
E infatti, fare il prof. nella “Buona Scuola” - in una pessima scuola di periferia - , è una fatica di Tantalo: ma se sopravvivi ne esci capace di recitare Ionesco all’Oktoberfest, affrontare Shakespeare tra i rutti della platea o rendere Pirandello interessante anche al pubblico di Martufello. E proprio in quell’emergenza scolastica, che non è il Vietnam, ma sicuramente è un mondo senza Garroni né lieto fine e che pare sorretto solo dall’eroismo dei singoli, il prof. capisce che conviene mettere da parte il rigore istituzionale per provare a battere altre strade. Non per atteggiarsi a innovatore, no: è proprio che in quelle classi non ha altra scelta, se non osare, innovare, e tanto... Forse davvero esagerando fino all’indicibile, come comincia a profilarsi man mano che procede il suo monologo di aneddoti esilaranti, che spiegano anche ai non addetti ai lavori il grottesco d’una situazione però purtroppo reale e sconvolgente. Il prof. con le sue nevrosi incarna davvero un’emergenza sociale: si barcamena nel microcosmo di alunni e colleghi - anch’essi riconoscibili nei loro tic caratteriali – e ci parla di una generazione iperconnessa con cui però non s’è imparato ancora a fare i conti.
“La Scuola non serve a nulla” è un viaggio tragicomico tra i paradossi della Scuola di ieri e della “Buona Scuola” di oggi, forse la peggiore riforma di tutta la storia repubblicana. Nelle aule di oggi, già messe malissimo ieri, convivono antiche rigidità burocratiche e nuove follie kafkiane; il concorsone, la “didattica per competenze”, le gite... Fa ridere? Sì. Solo gli addetti ai lavori? Beh, se siete o siete stati professori, studenti, genitori di studenti, nonni, zii, cugini, amici, conoscenti di professori o di studenti, allora è la vostra storia. Perché se la scuola in macerie è la parabola più amara di un Paese allo sbando, l’unico riscatto possibile può arrivare dalla convinzione che nessuna riforma o burocrazia potrà seppellire (e nessuna tecnologia potrà sostituire) la relazione umana tra docente e studenti. La certezza che il docente, come ogni attore, è un soggetto vivo davanti ad altri soggetti vivi. Ovvio, fino alla sorprendente scelta finale...
-SELEZIONATO PER IL BANDO "RIFUGIO D'ARTISTA - 2016"
-SELEZIONATO PER IL BANDO "THEATRICAL MASS - 2017”
-SELEZIONATO PER IL PREMIO "TROIA TEATRO FESTIVAL - 2017”
“Taurino, attore straordinario, possiede tempi comici strepitosi. Sul palco è come sempre uno splendido folle: sembra capitare lì per caso ogni volta ci sorprende (...). Ma lo spettacolo è un grido disperato, in cui sono miscelati con sapienza e capacità affabulatorie il dolore e l’ironia (...) per una situazione assolutamente agghiacciante, in cui non c’è proprio nulla di divertente (...): un turbine di emozioni in bilico tra risata e sgomento, tra sogno e inferno.” (Paolo Leone, “CORRIERE DELLO SPETTACOLO”)

Gli Stella Maris sul palco del Lunatico Festival sabato 21 luglio alle ore 21.00.

Il progetto Stella Maris nasce come esigenza stilistica di ripercorrere alcune sonorità e atmosfere che negli anni 80a contribuirono a rendere il suono della post new wave così’ autentico e amabile lasciando pero’ alle chitarre il principale compito di essere protagoniste assolute del gioco.

Da un'idea di Umberto Maria Giardini (ex Moltheni) e Ugo Cappadonia ecco che Stella Maris prende forma. Brani accattivanti dove i sentimenti dettano legge e dove l’aria che si respira rievoca echi pastorali e incontaminati della musica pop più’ genuina.
Traiettorie ben delineate e incastri perfetti in cui la voce arieggia e rende tutto leggero e allo stesso tempo potente, nitido.

Completano il gruppo Emanuele Alosi (La Banda del Pozzo) e Paolo Narduzzo. Ha partecipato alla realizzazione dell'album Gianluca Bartolo (Il Pan del diavolo).

Una band sopra le righe che sviluppa tutte le esperienze dei componenti e che delinea una nuovo percorso per la musica pop di alta qualità in Italia.

Al Lunatico Festival, per il ciclo Narrazioni, il 19 luglio alle ore 20.30 Giovanni Cattabriga aka Wu Ming 2 presenta il libro del Collettivo Joana Karda.

Prodotto durante un Wu Ming Lab di scrittura meticcia, «Schischok» è il libro d'esordio del collettivo di scrittrici Joana Karda che racconta di come uno stesso fenomeno possa essere vissuto in modo completamente differente a seconda della cultura di appartenenza. Scrittura meticcia e scrittura collettiva sono i temi che il libro solleva e che saranno affrontati con Wu Ming 2 (Giovanni Cattabriga), componente del collettivo Wu Ming e coautore di una narrazione transmediale sulla famiglia italo-somala dei Marincola, che comprende il romanzo meticcio «Timira», il CD «Basta uno sparo. Storia di un partigiano italo-somalo nella resistenza italiana» e il reading «Razza Partigiana».

Il collettivo Joana Karda nasce nel 2012 all'interno del laboratorio di scrittura meticcia, organizzato dall'associazione Eks&Tra in collaborazione con il Dipartimento di Italianistica dell'Università di Bologna e condotto da Giovanni Cattabriga (scrittore bolognese meglio conosciuto con lo pseudonimo di Wu Ming 2).

Il racconto SCHISCHOK è il risultato di questa esperienza: con l'intento di creare un "racconto meticcio", le autrici hanno voluto rappresentare come uno stesso fenomeno possa essere vissuto in modo completamente differente a seconda della cultura di appartenenza. La storia si snoda infatti intorno a uno spiritello dispettoso e alle incomprensioni che la sua presenza crea fra i suoi coinquilini dalle svariate provenienze.

La seconda parte del libro svela i retroscena di questo processo di scrittura a più mani, illustrandone tutte le tappe attraverso la corrispondenza tra le tre autrici. Il collettivo Joana Karda vuole essere un progetto aperto e sperimentale con l'obiettivo di fondere pensieri e creare linguaggi contaminati.

LUNATICO FESTIVAL | TEATRO|

martedì 17 luglio ore 20.30
A CASA LORO

Monologo in atto unico di e con Giulio Cavalli
Testo di Giulio Cavalli e Nello Scavo
Proiezione e musiche di A. Nidi e Giulio Cavalli

«Quando negli uffici della Mezzaluna Rossa squilla il telefono non scatta nessuna corsa contro il tempo. Sanno già di cosa si tratta. «Cadaveri da ricomporre, non c’è nessuno da soccorrere». Va avanti così da mesi. Gli operatori sono stati addestrati per salvare vite, ma in Libia è sempre troppo tardi. Alle volte li restituisce il mare, altre vengono scoperti per caso in una buca di sabbia. «Spesso non si riesce neanche a capire se si tratta di migranti uccisi dagli scafisti, di combattenti eliminati nei regolamenti di conti tra bande di paramilitari, oppure entrambi i casi», spiega una fonte locale.
Giorni fa ne hanno tirati fuori 14 da una fossa vicino Bengasi. Alcuni erano neri, altri maghrebini.
Legati mani e piedi recavano segni di torture di molto precedenti all’uccisione. Neanche questo aiuta. I miliziani catturati e interrogati vengono trattati come i subsahariani che non hanno soldi o che si ribellano nelle prigioni clandestine degli scafisti. Eliminati per dare l’esempio, oppure perché le loro braccia non sono buone neanche per il mercato interno degli schiavi. Gli uomini dello scaltro generale Haftar giurano di non saperne nulla. Mentre più a Sud, nelle zone desertiche, l’Organizzazione internazionale dei migranti ha dovuto attivare, come in mare, una operazione 'Sar' per la ricerca e il soccorso dei 'desaparecidos' del Sahara».
(Nello Scavo, Avvenire 1 settembre 2017)

Il Mediterraneo è il cimitero liquido dei nostri scheletri ma lì intorno, nelle regioni che scendono per l’Africa, quelle sulla rotta balcanica e nella zona impigliata tra i fili spinati della Turchia ci sono le persone. Persone, semplicemente, con il fardello delle loro storie che hanno l’odore di carne viva, senza valigie ma con quintali di paura, costretti al macabro destino di stare sulle pagine dei giornali o sulle bocche più feroci della politica e poi davvero non avere un posto dove stare.
Il mare non uccide. Ad uccidere sono le persone, la povertà, le politiche sbagliate e le diseguaglianze che rendono il mondo un posto opposto dipendentemente dal nascere dalla parte giusta o sbagliata.
“A casa loro”, partendo dalle coraggiose inchieste di un reporter internazionale, prova a raccontare quella parte del mondo che ci illudiamo di conoscere e di poter giudicare guardando le immagini dei profughi mentre invece ci viene nascosta nel buio delle notizie non date.
“A casa loro” è anche la scelta di versare sul palco quel pezzo di mondo che ignoriamo per assolverci e invece la storia ce ne renderà conto perché la solidarietà non sta nei regolamenti, nei trattati internazionali e nemmeno negli editoriali. E per questo forse anche uno spettacolo teatrale serve: i furbi parlano molto di solidarietà, ma ne parlano troppo con chi avrebbe bisogno di riceverla, piuttosto che parlarne con chi avrebbe bisogno di farla.
(Giulio Cavalli)

GIULIO CAVALLI
Scrittore, attore e giornalista. Autore e attore di teatro civile ha collaborato con Paolo Rossi,Renato Sarti e Dario Fo. Ha scritto come editorialista per Left, Fanpage.it, Il Fatto Quotidiano, l’Espresso, Linkiesta. Si occupa di criminalità organizzata con inchieste, spettacoli, conferenze e incontri nelle scuole. Ha pubblicato due romanzi per Rizzoli e Fandango.

NELLO SCAVO
Nello Scavo è giornalista di "Avvenire", nonché reporter internazionale e cronista giudiziario.
Negli anni, ha indagato sulla criminalità organizzata e il terrorismo globale, firmando servizi da molte zone «calde» del mondo come la ex-Jugoslavia, il Sudest asiatico, i paesi dell'Urss,
l'America Latina, il Corno d'Africa. Per scrivere I sommersi e i salvati di Bergoglio (Piemme, 2014)
è partito per Buenos Aires, alla ricerca della verità sulle voci di presunta connivenza di Papa
Francesco con le dittature sudamericane. Suo è anche La lista di Bergoglio (EMI, 2013), tradotto
in più di 15 lingue. Nel 2017 ha pubblicato con Piemme Perseguitati.

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