LaCollina

"Quello che io cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere." Robert Doisneau

 

Al Magazzino delle Idee di Trieste dal 13 aprile al 23 giugno 2019 non perdete la mostra “Robert Doisneau. Across the Century”. L’esposizione, attraverso 88 stampe d’epoca, narra la passione fotografica dell’autore che ha più celebrato la bellezza misconosciuta della quotidianità, creando un immaginario collettivo basato sulla vita della gente comune.

Sabato 25 maggio, 1 giugno, 9 giugno e 16 giugno alle ore 16:00 è prevista, su prenotazione e acquistando il biglietto d’ingresso, una visita accompagnata gratuita, della durata di 60 minuti, sino ad esaurimento posti per un massimo di 25 persone.

Info e prenotazioni:

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040 377 4783

 

 

Si è svolto nella mattinata di lunedì scorso, 6 maggio 2019, l’evento Il Mondo arriva a Fonderia, che si colloca nell'ambito del percorso di conoscenza e intervento per migliorare il benessere collettivo e individuale nel Borgo Fonderia promosso dal Comune di Muggia in co-progettazione con La Cooperativa Sociale La Collina.

L’evento, realizzato grazie al lavoro comunitario intrapreso da La Collina con il progetto di contrasto alla povertà educativa E Se Diventi Farfalla, si inserisce nella cornice dell’ormai consolidato Programma Habitat-Microaree, che coinvolge attivamente anche Azienda Sanitaria e Ater e che è sbarcato a Muggia nel 2011 con la Microarea di Zindis ed ora è esteso anche a Fonderia. Ma sono anche altri, oltre a quelli già menzionati, i protagonisti dell'iniziativa del 6 maggio: abitanti del quartiere, che hanno guidato i lavori in qualità di massimi esperti del loro territorio, studenti e docenti universitari, ma anche abitanti di Borgo Zindis in qualità di “esperti di Microarea”...

Tutti insieme attraverso un approfondito lavoro di squadra hanno intrapreso una capillare esplorazione di alcune delle questioni più rilevanti per l’area, per delineare interventi fattibili.

In una ricca mattinata di discussione e partecipazione, che si è svolta negli spazi del rione partendo dalla piazzetta pedonale di via dei Meccanici, sono stati affrontati quattro macro-temi: elementi positivi ed elementi critici del quartiere, in una lettura approfondita del contesto rionale, osservando spazi verdi, cura dei luoghi e infrastrutture; muoversi a Fonderia, per individuare i principali coni d’ombra nello spostamento quotidiano degli abitanti all’interno del rione stesso, e nel più ampio raggio dell’area di Muggia; sede di Habitat-Microarea, per ragionare sull’arredo e sull’organizzazione dell’imminente sede fisica della Microarea... La quarta ed ultima area tematica si è concretizzata nella visita, da parte degli studenti, ad alcuni abitanti del Borgo presso le loro abitazioni, per cogliere bisogni e desideri nella loro vita quotidiana, esplorare le ragioni per cui a volte uscire di casa è complicato e pensare insieme a come si può facilitarlo. Una discussione plenaria conclusiva presso la pizzeria La Tappa, nei pressi del rione, ha tracciato i possibili interventi futuri e le linee progettuali per la neonata Microarea, una sperimentazione considerata ampiamente positiva dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre che dalle istituzioni locali, che continua ad attivare le risorse di tutti i soggetti che operano nei territori attorno ad un obiettivo comune: il benessere dei cittadini.

“Abbiamo sempre creduto che esportare un progetto riuscito come il Progetto Habitat Microarea di Zindis avviandolo anche a Fonderia avrebbe avuto un indiscutibile valenza per il rione” ha commentato l’assessore alle Politiche Sociali Luca Gandini. “Ci siamo posti quell’obiettivo e non abbiamo mai smesso di impegnarci affinché anche qui si possa concretizzare un progetto che ha l'obiettivo comune di prendersi cura insieme del rione e dei suoi abitanti. Un progetto che sta prendendo sempre più forza grazie anche alle positive risposte del territorio che siamo certi continueranno a crescere, passo a passo, insieme a noi”.

Obiettivo raggiunto, quindi, dall’Amministrazione Marzi che si era prefissata questo importante intervento a Fonderia sin da subito.
“La Microarea di Fonderia era uno dei progetti presenti nel programma elettorale prima e in quello di governo poi” ha commentato il sindaco. “Un progetto in cui abbiamo sempre creduto e che stiamo portando avanti con tanto impegno e determinazione proprio perché certi di quelle che saranno delle ricadute indiscutibilmente positive per un’area che può e deve crescere da diversi punti di vista, risolvendo criticità e migliorando la vita dei suoi abitanti”.

Sguardo scanzonato, una innata ritrosia di chi osserva le cose dall’esterno, per abbracciarne tutto il significato, così Rino Gropuzzo appare a chi lo incontra per la prima volta. Scarno di parole, preferisce esprimersi con i suoi scatti, il suo bagaglio, una valigia di idee che l’ha portato a confrontarsi con il mondo, lui, ragazzo di Fiume, figlio di una comunità nazionale che l’ha reso trasversale e profondo, indagatore ed interprete entusiasta. Che cosa significa visitare la mostra che la Comunità Croata di Trieste - Hrvatska zajednica u Trstu ha organizzato nella sala Attilio Selva di Palazzo Gopcevich in una preziosa collaborazione con il Comune di Trieste?
E’ possibile scoprirlo accedendo quotidianamente all’esposizione ma anche con le prossime visite guidate affidate alla collaborazione con la Cooperativa Sociale “La Collina”. Saranno complessivamente tre le occasioni offerte al pubblico nel corso delle prossime tre domeniche, la personale di Gropuzzo "Fotomorfosi-Fotomorfoze” rimarrà esposta fino al 26 maggio.
Le visite guidate, della durata di circa un'ora, saranno curate e condotte dalla dottoressa Isabella Costadura, inizieranno alle ore 11 nelle seguenti domeniche: 12, 19 e 26 maggio 2019
L'orario di apertura giornaliera della mostra è dalle 10 alle 17, dal lunedì alla domenica. Si tratta di un’esposizione antologica che racconta il suo impegno e la sua maturazione attraverso il colore ed il bianco e nero, il ritratto e le interazioni, natura e sogno, l’opera dell’uomo e la bellezza.
Rino Gropuzzo nasce nel 1955 a Fiume, la citta? in cui nel 1983 si laurea in ingegneria. Entra subito nell’ambiente artistico molto vivace della città, con alle spalle una lunga tradizione di autori di grande talento. Qui si occuperà di fotografia sin dai primi anni Settanta. Ma agli inizi degli anni Ottanta intraprende un lungo viaggio professionale come fotografo che lo porterà a trascorrere lunghi periodi a Parigi e Milano. Una grande sfida che gli darà la consapevolezza delle proprie capacità specializzandosi nel campo della fotografia artistica e della fotografia di moda e inizia a collaborare con l’agenzia milanese “Marka”.
Nel 1987 diventa membro dell’Associazione croata degli artisti indipendenti. Dal 1988 al 1998 vive per lo piu? a Milano dove si occupa della fotografia di moda, bellezza, fotografia erotica, stock e pubblicitaria, ma trascorre anche lunghi periodi ad Atene e Los Angeles e contemporaneamente espone le sue opere in Italia, Croazia e Canada. Ritorna in Croazia nel 1998, quando inizia una fruttuosa collaborazione con le principali riviste (l’edizione croata di “Penthouse”, l’edizione croata e serba di “Playboy”, “Elle”, “Cosmopolitan”, “Grazia”, “Globus”, “Klik”), agenzie pubblicitarie, comunita? turistiche, ma continua anche la sua ricca attivita? artistico-espositiva in Croazia e all’estero. Partecipa a progetti editoriali, tra cui la monografia “Cesta z?ivota” (“La strada della vita”, editore: Autoceste Rijeka-Zagreb, “I Croati a Trieste” (editore: Comunita? croata di Trieste), “Zaboravljeni okusi nas?ih starih” (“I sapori dimenticati dei nostri nonni”, editore: Adamic?) e “Putevi uz?itka” (“Le vie dei piaceri”, editore: Bernardin Modric?). Oltre che dell’Associazione croata degli artisti indipendenti, questo autore pluripremiato e? anche membro dell’Associazione croata degli artisti di arti figurative e le sue opere fanno parte delle collezioni del Museo civico di Fiume, del Museo d’arte moderna e contemporanea di Fiume e di alcune collezioni private.

Giovedì 9 maggio alle 17.30 il Kinemax Gorizia ospiterà un evento speciale. Verrà proiettato il documentario dal titolo "La città che cura" per la regia di Erika Rossi a cui seguirà un dibattito sul tema delle microaree alla presenza di Margherita Bono della Cooperativa sociale La Collina di Trieste (coordinatrice del progetto Ricerca Azione a Gorizia) e di Don Ruggero Dipiazza. Con l'occasione sarà presentato anche il libro a cui la regista si è ispirata per il suo film: “La città che cura. Microaree e periferie della salute” (Collana 180 Edizioni Alphabeta Verlag, 2018) di Giovanna Gallio e Maria Grazia Cogliati Dezza la quale sarà presente per incontrare il pubblico e per dialogare con gli altri due ospiti.
Il documentario racconta un progetto di salute sul territorio di eredità basagliana in una periferia come tante, quella di Ponziana a Trieste, in cui la solitudine e le difficoltà rendono la vita degli abitanti sempre più difficile. Attraverso le vite di Plinio, un anziano pianista ipocondriaco che non vuole più uscire di casa, di Roberto che affronta la fatica di vivere dopo un grave ictus, di Maurizio che paga lo scotto di una vita di eccessi, ci si accosta all’innovativo progetto di salute pubblica presente nel quartiere secondo cui “curare” significa creare relazioni, conoscere le persone e i loro bisogni, stare insieme e condividere i problemi di ogni giorno: così si aprono nuove opportunità, nuovi scenari di vita in cui mettersi nuovamente in gioco.
Il progetto di salute pubblica raccontato nel film è un’esperienza che non ha eguali in tutta Europa. Ciò che si mette in pratica da dieci anni nella città di Trieste, implica una nuova visione del mondo, un’attitudine, un modo di essere, che accomunano tutti coloro che sono parte attiva del progetto: qui si affronta un nodo centrale del ‘fare salute’, la formazione di operatori e tecnici capaci di mettersi in discussione e di riportare l’attenzione sulle vite delle persone, senza vederle solo attraverso la lente della malattia. Il fatto che la salute delle persone passi attraverso il loro benessere emotivo e relazionale e un concetto tanto semplice e intuitivo, quanto innovativo e rivoluzionario nelle sue implicazioni.
Il documentario “La città che cura”, prodotto da Tico Film, ha vinto la Borsa di Sviluppo Premio Solinas Documentario per il Cinema 2017 ed è stato inserito nella sezione Documentari Fuori Concorso della 30° edizione del Trieste Film Festival.
Ingresso unico 5€
Durata: 90 minuti
Per informazioni:
Kinemax Gorizia 0481 530263

Sabato 11 maggio alle ore 17.30 in piazza Cavana, nella cornice della Fiera regionale del Commercio equo e solidale, si esibirà la compagnia teatrale “NAATANGUÉ THÉÂTRE” proveniente dal villaggio di Diol Kadd in Senegal. I sei artisti senegalesi, ospitati a Trieste dall’ass. Senza Confini Brez Meja e dalle due associazioni dei senegalesi della provincia di Trieste, metteranno in scena una versione rivista e rivisitata di una popolare manifestazione di strada che ha per protagonisti dei falsi leoni. Nella versione che sarà presentata a Trieste, “IL SIMB GAÏNDÉ”, - questo il titolo della rappresentazione- , è un leone truccato con cura e travestito con stoffe e materiali per assomigliare a un vero e proprio leone, che entra nell'arena predisposta per lo spettacolo e al ritmo dei tamtam, sarà ammirato dalla folla per le sue abilità di ballo. L’immedesimazione dell’uomo nel leone racconta del legame di questo popolo con il mondo animale, un legame quasi simbiotico, ricco di significati antichi e ancestrali.

La compagnia teatrale “NAATANGUÉ THÉÂTRE”, in Italia per un breve tour che toccherà Trieste, è nata nel piccolo villaggio di Diol Kadd grazie Mandiaye N’Diaye, storico attore del Teatro delle Albe (Ravenna) recentemente scomparso. Dopo aver trascorso circa vent’anni in Italia, Mandiaye N’Diaye decide di tornare a vivere in Senegal, e di valorizzare e condividere le conoscenze acquisite negli anni della sua emigrazione e rafforzare i numerosi legami maturati tra l’Africa e l’Europa. Nasce così la compagnia teatrale che si caratterizza per una concezione del teatro inteso come strumento formativo e di inclusione sociale, come strumento il dialogo interculturale . L’impiego di tre lingue in ciascun spettacolo (italiana, francese, wolof), la contaminazione tra stili teatrali e alcuni tratti tipici delle performances rituali, e tra contenuti letterari africani e occidentali, sono gli altri segni distintivi di questa compagnia radicata nel villaggio e aperta al resto del mondo .
Lo spettacolo di sabato 11 maggio permetterà di immergerci in un’atmosfera particolare , e di vivere questo momento assieme alla comunità senegalese triestina. Segnaliamo inoltre che durante la mattinata sarà possibile partecipare ad un workshop di percussioni africane, condotto dagli stessi componenti della compagnia teatrale. Per informazioni e iscrizioni, è necessario rivolgersi alla Bottega del Mondo Senza Confini Brez Meja in via Torrebianca 29/b. Posti limitati.

Per l’ass. Senza Confini Brez Meja Anna Andriani (cell. 3779446846)

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