Patrizia Bevilacqua, responsabile della catalogazione e formazione bibliotecaria della Cooperativa La Collina, ce ne parla soffermandosi su alcuni aspetti dell'attività di tutoraggio.
L'obiettivo era fornire una fotografia il più possibile puntuale dell'assetto delle sezioni librarie prese in esame, censendo in termini quantitativi e qualitativi le consistenze delle relative raccolte, ricomponendo la mappa della loro dislocazione spaziale e documentando le condizioni di accessibilità/sicurezza dei locali che le ospitano. La registrazione dei dati e la loro rendicontazione in formato elettronico è stata espressa in forma standardizzata per garantire il loro utilizzo da parte del personale di biblioteca nonché la loro agile fruibilità ai fini di ulteriori elaborazioni.
Guardato dalla prospettiva di un tutor, un progetto LPU è un'esperienza vissuta nel tentativo di costruire un risultato apprezzabile in termini di qualità: qualità della dimensione sociale dell'intervento coniugata alla qualità del servizio reso all'istituzione che lo promuove.
Penso che per contribuire alla buona riuscita di progetti come questo che si è appena concluso, il compito più delicato di un tutor sia quello di valorizzare le risorse messe in campo dalle persone chiamate a svolgere il lavoro, cercando di indirizzarle a un obiettivo condiviso e consapevole. "Consapevolezza" e "condivisione" sono sempre a mio avviso due chiavi importanti, che possono aprire molte porte.
Le problematiche della fase di start-up (processo di trasferimento di competenze settoriali, individuazione dei criteri di organizzazione del lavoro, definizione degli standard operativi, ecc.) si affrontano come sempre cercando di giocare in anticipo, eludendo a monte i possibili "guasti" che un procedere improvvisato ed empirico di certo produce. Si approntano quindi molti supporti per gli operatori. Ma l'approccio "metodologico" determinante è essenzialmente l'attenzione nell'ascolto e nell'osservazione del singolo e del gruppo di lavoro nel suo insieme, che deve tradursi in un'azione formativa e di coordinamento estremamente flessibile e al contempo molto mirata
Azione "flessibile" nel senso che l'assetto delle procedure e degli strumenti può e deve essere riconfigurato in corso d'opera a misura della risposta del singolo, oltreché dei bisogni espressi dal gruppo di lavoro nel corso dei briefing e degli affiancamenti periodici: così ad esempio i promemoria operativi, le schede di raccolta dati, il tipo di compiti assegnati alla persona e la stessa organizzazione dei gruppi sono tutti dispositivi che un tutor deve essere pronto a rimodulare in una certa misura.
Azione "mirata" non solo perché lo svolgimento delle attività richiede una cura particolare, ma anche perché occorre orientare un percorso rigenerativo rispetto alla condizione di isolamento e di inadeguatezza propria di chi vive lo "svantaggio occupazionale", favorendo il più possibile le dinamiche di relazione, la serenità del clima in cui si opera, la condivisione dei processi di lavoro e dei risultati raggiunti in itinere, agendo inoltre in costante raccordo con le figure aziendali di riferimento per intervenire a sostegno alle persone in situazione di fragilità.