Il Parco incontra e racconta: ultimo appuntamento con Margherita Hack

17 Maggio 2013 Scritto da 
margherita
"Non credo in nessun aldilà. Quando sarò morta le mie molecole se ne andranno a fare qualcos'altro: oggetti, animali, chi lo sa. Le nostre particelle sono praticamente indistruttibili e resteranno. Di me non resterà più nulla. Resterà il ricordo di chi mi ha conosciuto: i nostri genitori, le persone cui abbiamo voluto bene le ricordiamo com'erano. Si vive nel ricordo. Non credo ci sia un aldilà". L'ultimo appuntamento del "Parco incontra e racconta" ha visto ospite Margherita Hack, che ha parlato di sè, della propria famiglia, della sua vita, ma anche di temi cruciali come la religione, la sessualità, il testamento biologico, l'accanimento terapeutico, gli immigrati, gli emarginati, e ancora la laicità dello stato e i rapporti con il Vaticano, la politica, le coppie di fatto. Non poteva essere altrimenti in un ipotetico faccia a faccia con don Pierluigi Di Piazza, malauguratamente assente per impegni improrogabili, ma pur sempre presente con la forza delle sue idee (Marinella Chirico lo ha un po' sostituito): si è parlato di tutto e si sono scoperti moltissimi punti in comune tra scienza e fede, se si può dire, quasi si intuisse la presenza di valori condivisi universali. La Hack ha colpito per la sua etica, la sua correttezza, il suo rispetto, dimostrando che "non c'è bisogno di credere in Dio per dire ama il prossimo come te stesso". Si è rivelata persona a un tempo concreta, scienziata che crede in quello che vede e che sente, onesta intellettualmente, ma anche aperta all'altro, al rispetto del prossimo, alle altre forme di vita (feroce contro chi maltratta gli animali) e alle forme "varianti" dell'amore (omosessualità e coppie di fatto).
Il libro "Io credo" - dialogo tra un'atea e un prete, Margherita Hack e Pierluigi Di Piazza, "due grandi personalità controcorrente rispetto alle rapide della vita", come le ha definite la stessa Marinella Chirico curatrice del testo - è il risultato di ore e ore di dialoghi svolti in un'atmosfera "serena", "incontri veri e con il sorriso", una mole di lavoro enorme. Pino Roveredo, anche questa volta in veste di moderatore, lo ha definito un libro "non coraggioso, ma lucido". L'incontro di lunedì ha un po' seguito la falsariga di questo dialogo con domande sulle tematiche fondamentali tra punti di vista diametralmente opposti e agli antipodi, almeno apparentemente.
L'etica della Hack, mutuata certo dalla famiglia cui "deve tutto", una famiglia liberale che le ha trasmesso la solidarietà, il rispetto del prossimo (i suoi genitori, la mamma cattolica e il babbo protestante, non soddisfatti della religione si sono poi orientati verso la filosofia indiana buddista) è un'etica dell'aldiqua. E' un etica che si applica anche agli immigrati e agli emarginati, che devono avere gli stessi diritti degli altri (vede favorevolmente la scelta del primo ministro di colore), ma anche alla politica, contro chi si fa portavoce di qualsiasi razzismo, e alle altre forme di vita. E' un etica che ha fatto propria anche il mondo cattolico, in cui vede "fratellanza" e cui il discorso si aggancia con tratti velatamente lirici legati al passato, alla chiesina dell'ex-opp a una decina di metri di distanza, "un bell'ambiente".
Non c'è contraddizione tra religione e politica: entrambe vogliono "far star bene la gente". Gesù è il "primo socialista della storia", il primo a difendere i disgraziati, i diseredati, la povera gente. E' particolarmente dura però verso le interferenze della Chiesa nella sfera della politica. "Il nostro paese è laico, non c'è una religione di stato, ma si comporta come se ci fosse: accetta i divieti del Vaticano senza pensare agli effettivi bisogni dei cittadini. Laicità è rispettare le opinioni di tutti senza imporre idee". Così decisioni importanti come il testamento biologico, su chi non è in condizioni di intendere e di volere e non vuole essere sottoposto all'accanimento terapeutico, non vengono prese per la debolezza di certi politici che impediscono alle leggi di esser fatte.
Anche Pierluigi Di Piazza è contro le imposizioni di un Vaticano "imparrucato e compromesso": bisogna tornare al prete di strada con un confronto laico, con "una laicità alla base di scelta di vita". "La Chiesa non è potere è Vangelo: quando ci sono legami con il potere la Chiesa non si può più riconoscere". Su Ratzinger e sull'elezione del nuovo papa è premonitore: "Spero che arrivi un papa dall'altro mondo: deve essere un papa dell'altro continente".
Nato a Tualis da famiglia di forti radici cattoliche, don Pierluigi Di Piazza ha vissuto il periodo del seminario come una "violenza", spinto verso il sacerdozio dai genitori, sebbene sentisse una vocazione interiore verso il Vangelo. Una mente pensante, aperta, che ha vissuto questo attrito con riflessione, mettendo in crisi certe posizioni inconciliabili della Chiesa. E' favorevole ad aprire il sacerdozio alle donne, "l'altra metà del cielo", sostiene che "la sessualità è vita" ed è irremovibile sulla necessità di accogliere degli immigrati e gli esclusi. Il responsabile del centro di accoglienza e promozione culturale Ernesto Balducci di Zugliano ha invitato e accolto per due volte (nel 2007 e nel 2012) il Dalai Lama in visita in Italia.
Ultima modifica il Venerdì, 17 Maggio 2013 08:10