AIESEC: la stagista francese Laura Mouysset ci racconta il suo “viaggio in Italia”

17 Agosto 2013 Scritto da 

AIESECL'esperienza di affiancamento al lavoro è qualcosa di particolarmente stimolante se portata a termine in un paese straniero. Si ha infatti la possibilità di assimilare la lingua, la cultura, le tradizioni, senza limitarsi al mero apprendimento delle differenti modalità di organizzazione del lavoro. Il soggiorno in Italia - nella fattispecie - diventa qualcosa di “completo”, un'immersione nella vita di un mondo per forza agli antipodi, che non si limita alle nozioni della buona efficienza operativa.

Laura Mouysset è una studentessa di Marsiglia che ha trascorso un periodo di tirocinio presso la Cooperativa La Collina. Parla l'italiano discretamente (ha origini siciliane per ramo paterno), si esprime con disinvoltura e con disinvoltura racconta della sua formazione umanistica, degli studi di letteratura, della scelta di cambiare strada e optare, al termine dell'ordinario percorso scolastico, per la scuola di business Euromed Management e del desiderio di vivere per un periodo in Italia. “La passione per la cultura e l'arte mi hanno spinto a venire qui: ho compiuto viaggi a Roma e Venezia e non sono rimasta per niente delusa”.

Laura è arrivata a Trieste tramite l'AIESEC, un'associazione studentesca internazionale sorta nelaiesec-fotogruppo dopoguerra per favorire i rapporti diplomatici e le relazioni tra i vari stati, una realtà divenuta poi negli ultimi anni punto di riferimento e di aggregazione per i giovani che intendono svolgere uno stage all'estero. Le esperienze di lavoro possono avere luogo presso le imprese o le cooperative, con la finalità di accrescere il proprio bagaglio personale e la conoscenza del paese in cui si svolgono.

Dopo le selezioni e i colloqui di accertamento della competenza della lingua e dell’idoneità ai requisiti di partecipazione - fra i quali certo l'apertura mentale gioca un ruolo di primo piano - Laura è stata scelta per aderire a un progetto presso La Collina in virtù di una collaborazione tra le due parti.

Ci spiega certo in cosa consisteva il suo lavoro svolto presso le sedi del Museo Sartorio e del Castello di San Giusto. Le mansioni erano quelle di biglietteria, accoglienza e sorveglianza al pubblico, che ha portato a termine “aiutandosi con il francese e con l'inglese”. La chiacchierata però non si esaurisce qui e valica i confini delle competenze professionali, scivolando su argomenti di attualità: finiamo per parlare di integrazione, di Europa e di crisi.

“Vivendo qui ho legato con due studentesse italiane e una ragazza rumena dell'AIESEC. Mi hanno fatto conoscere il loro progetto e ho lavorato con loro a "Oltre quella sedia", un'associazione di aiuto alle persone disabili. Con loro ho partecipato al Global Village, una sorta di meeting in cui ognuno portava prodotti e piatti tipici, canzoni ecc. Così si favoriva lo scambio di esperienze e l'integrazione tra i diversi paesi e si creavano occasioni di incontro. Ci ritroviamo spesso dopo il lavoro e impariamo a conoscerci".

La conversazione poi verte sull'Europa, sulla percezione che se ne ha dall'esterno. “Ho un'amica portoricana che ama molto l'Europa, la bellezza e l'apertura del continente. Il Vecchio Continente è la destinazione ideale perchè ha una tradizione culturale storica ben radicata. Sotto questo aspetto e nonostante le affinità, si capta la differenza tra i diversi ambienti”. Marsiglia. “Ricorda un po' Trieste per l'importanza storica del porto e la convivenza di più culture diverse”. Infine si finisce per parlare della crisi. “Forse eccessivamente manipolata dai media...”. Certo in Italia il più possibile invisibile e nascosta.

Ultima modifica il Lunedì, 19 Agosto 2013 08:01