
La Collina F.C. alla Coppa Coloncovez: una partecipazione densa di significati
Si è giocato lunedì sera, sul campo di Montuzza, il primo turno della Coppa Coloncovez, torneo di calcio a sette che vede la partecipazione di una rappresentativa della Cooperativa La Collina, coadiuvata da "esterni" e simpatizzanti. A formare la squadra e a darne un sufficiente equilibrio in ogni reparto, c'era un gruppo piuttosto variegato di giocatori, cui facevano parte alcuni elementi chiave di provata qualità tecnica, calciatori navigati del campo a sette, e protagonisti meno dotati, ma non per questo meno utili al gioco o di scarso rilievo nello svolgersi delle azioni. "Ognuno è utile e nessuno indispensabile" in un mix di esperti ed amatori, indifferenti e fanatici, vecchie e nuove conoscenze di un panorama calcistico sotterraneo, una miriade di appassionati (o non appassionati...) coinvolti solo ed unicamente dalla voglia di ritrovarsi assieme e di divertirsi.
Il gruppo si è ritrovato poco prima della gara, non lontano dal campo da gioco. Per molti è stata un'occasione per fare nuove conoscenze, stringere mani, aprirsi a nuovi possibili mondi, e schiudere davanti a sé nuove infinite combinazioni e possibilità. Per altri un'opportunità per cementare le vecchie amicizie o imparare ad apprezzare nuovi aspetti di una realtà apparentemente già vista o entrata nella routine. Tutto questo preparava il terreno a quello che avrebbe aggiunto poi uno sport come il calcio: uno sport di squadra in primo luogo, dove il team concorre in maniera (più o meno...) coordinata al raggiungimento di un obbiettivo comune, creando complicità, affinità, legame; ma anche uno sport protagonista della storia personale e collettiva, che molti di noi hanno vissuto in prima persona, come attività fisica o seguendolo da tifosi. Una rappresentazione, un microcosmo della realtà quotidiana, la vita di tutti i giorni con i suoi momenti di difficoltà, le problematiche, gli attriti, ma anche con i momenti di gioia, divertimento e svago. Tutto questo dà il calcio alla vita: "si sta in sella finché si cade", come gli eroi della canzone di Bruce Springsteen, o finché i riflettori si spengono sul campo e il gruppo se ne torna pacificamente a casa.
Il gruppo si è ritrovato poco prima della gara, non lontano dal campo da gioco. Per molti è stata un'occasione per fare nuove conoscenze, stringere mani, aprirsi a nuovi possibili mondi, e schiudere davanti a sé nuove infinite combinazioni e possibilità. Per altri un'opportunità per cementare le vecchie amicizie o imparare ad apprezzare nuovi aspetti di una realtà apparentemente già vista o entrata nella routine. Tutto questo preparava il terreno a quello che avrebbe aggiunto poi uno sport come il calcio: uno sport di squadra in primo luogo, dove il team concorre in maniera (più o meno...) coordinata al raggiungimento di un obbiettivo comune, creando complicità, affinità, legame; ma anche uno sport protagonista della storia personale e collettiva, che molti di noi hanno vissuto in prima persona, come attività fisica o seguendolo da tifosi. Una rappresentazione, un microcosmo della realtà quotidiana, la vita di tutti i giorni con i suoi momenti di difficoltà, le problematiche, gli attriti, ma anche con i momenti di gioia, divertimento e svago. Tutto questo dà il calcio alla vita: "si sta in sella finché si cade", come gli eroi della canzone di Bruce Springsteen, o finché i riflettori si spengono sul campo e il gruppo se ne torna pacificamente a casa.