Mercoledì 12 luglio alle ore 21 al Lunatico Festival non perdete l'incontro con Pino Roveredo e la presentazione del suo nuovo libro "Tira la bomba".
Il libro Tre bambini, un ordigno bellico trovato per caso, il rischio che si trasforma in energia. Giuliano, Mirko, Stefano. Un’amicizia lunga cinquant’anni. Tre ragazzini persi nei loro giochi, accomunati da vite semplici vissute nel perimetro dello stesso rione, scoprono una bomba rimasta inesplosa nel corso della Seconda guerra mondiale. È pericolosa ma anche molto affascinante, un talismano, un segreto che li unisce e che dà forma al loro legame: la bomba diventa il loro alibi, il loro scudo, l’oggetto magico a cui ricorrere tutte le volte che si sentono insicuri o in difficoltà. In questo libro Pino Roveredo non ci parla di emarginazione e solitudine, ma di esseri che crescono, sperano, desiderano e fantasticano con tutto lo slancio dell’infanzia: e lo fa col suo tono leggero e pungente, onesto e diretto, pronto a scherzare sui drammi della vita perché è l’unico modo per affrontarla senza farsi abbattere.
L'autore Pino Roveredo è nato a Trieste nel 1954. Ha scritto racconti, romanzi e testi teatrali. Si è sempre occupato di ultimi, dai reclusi per decenni negli ospedali psichiatrici ai tossicodipendenti; è garante dei detenuti del Friuli Venezia Giulia. Dopo l’esordio nel 1996 con "Capriole in salita" ha vinto il premio Campiello nel 2005 con "Mandami a dire".
Il primo appuntamento con il teatro vede sul palco del Lunatico Festival Flavio Oreglio, cabarettista e scrittore italiano, con lo spettacolo “Catartico!”. Martedì 11 luglio alle ore 21 arriva con il suo show che riscopre la freschezza e la modernità di un linguaggio fatto di micro poesie (epigrammi) e di aforismi che hanno segnato il costume italiano all’inizio del nuovo millennio.
Conciso e senza fronzoli, grazie ai veloci tratti della scrittura breve (la “Brev Art”, come la chiama lui), Oreglio si districa tra le tematiche dell’oggi scoprendo quei punti “umani” più che “politici” che rendono ridicolo e tragicomico l’approccio e i tentativi di soluzione non riusciti dei problemi del nostro tempo. Il problema è che si è perso il senso della logica, e quindi, setacciando la vita quotidiana (ambito su cui il “politico” agisce e interferisce) si scoprono le nudità: cioè quegli aspetti contraddittori che ne costituiscono la faccia più pericolosa ma la tempo stesso più divertente.
Nihil novum sub sole… Oreglio insiste su questo aspetto da sempre. Irriverente senza essere offensivo, più filosofo che politico, Oreglio da sempre individua la “rivoluzione culturale” come tratto più importante rispetto alla semplice e banale “rivoluzione politica” fatta di volti che cambiano o che si vogliono cambiare. “Se non cambia la testa delle persone, la politica non cambierà mai. Il problema però è che per cambiare la testa delle persone occorre cambiare la politica... Questo paradosso mi spinge a ritenere – forse - insuperabile lo status attuale.. ma non ce n’è come ragionarci sopra per divertirsi”
Oltre ai caratteristici monologhi fatti di riflessioni e pensieri rapidi, lo spettacolo propone musica e canzoni, la cifra e lo stile “musicomedians” che da sempre contraddistingue gli spettacoli di uno degli artisti più versatili e completi del nostro tempo.
Venerdì 7 luglio tornano i Sick Tamburo sul palco del Lunatico Festival: l'occasione per presentare il loro nuovo disco Un Giorno Nuovo, prodotto da Gian Maria Accusani nel suo home studio per Discgust Music Production.
"Un giorno nuovo è il giorno in cui riusciamo a vedere il mondo per quello che veramente è, senza tutti i filtri dell'educazione che ci accompagnano da sempre. È il giorno in cui lasciamo andare la maggior parte delle cose a cui davamo vitale importanza, rendendoci finalmente conto che di importanza non ne avevano alcuna. È il giorno in cui lasciamo andare tutte quelle cose che sono solo estensioni del nostro ego e ci rendiamo conto di quanto sia importante vedere il sole che si alza al mattino. Il giorno nuovo è il giorno del grande cambiamento. Del cambiamento dentro di noi."
(Sick Tamburo)
L’album contiene nove nuove tracce e prosegue il discorso musicale intrapreso dalla band nel 2007 portandolo ad un nuovo livello grazie al rinnovato intreccio di chitarre elettriche e sintetizzatori, di ritmi incalzanti e melodie wave. In una canzone (Meno male che ci sei tu) partecipa Motta (primo fan dei Sick Tamburo e forte del successo del suo primo album La fine dei vent’anni nel 2016) alla voce e alla darabouka. La copertina lenticolare dell’album (in cui Mr Man e Miss Understanding si scambiano una rosa davanti ad un’esplosione atomica) è logica prosecuzione dei dischi/gioco fin qui realizzati: il primo Sick Tamburo aveva una sovra-copertina fustellata che fungeva da maschera/passamontagna per il ragazzo in copertina, il secondo A.I.U.T.O. era un flip-book in cui la scritta A.I.U.T.O. spariva in mezzo al mare, il terzo Senza vergogna era un origami “inferno paradiso”.
La serata si apre già alle re 19 con le selezioni musicali del duo tutto al femminile Zwei Knodel. Ingresso libero.
Terzo appuntamento con il Lunatico Festival: giovedì 6 alle ore 21 Ivan Grozny incontra Leonardo Palmisano e il suo ultimo lavoro "Mafia Caporale". Il Global Slavery Index 2016 - il rapporto annuale sulla schiavitù nel mondo - conta in 129.600 le persone ridotte in schiavitù in Italia, collocandoci al 49esimo posto nel ranking dei 167 Paesi presi in considerazione. In Europa unicamente la Polonia fa peggio. Siamo il vertice europeo della sparizione dei minori non accompagnati e dello sfruttamento delle prostitute provenienti dalla Nigeria e dai Paesi ex Socialisti, ma siamo soprattutto lo Stato dove caporalato e impresa tendono a fondersi con le più consolidate organizzazioni mafiose. Questo intreccio è "Mafia Caporale". Il business di questa metamafia è l'illecito sfruttamento del lavoro. Dall'agricoltura ai servizi, fino alla piccola industria, il mercato del lavoro si riempie di lavoratori e di lavoratrici schiavizzati. Mafia Caporale è oggi più forte del collocamento pubblico, e dà vita a una moltitudine di agenzie di somministrazione lavoro dentro le quali lava somme inimmaginabili di denaro sporco. Sarte, braccianti, camgirls, muratori, prostitute, blogger, coccobello!, lavavetri, parcheggiatori, vigilanti, camionisti, mendicanti e minori, sono solo alcuni dei volti della schiavitù di cui i parla Leonardo Palmisano nel suo viaggio al nord al sud di Italia dove ha incontrato personalmente ognuno di loro, e per ognuno ha raccolto una storia, un'immagine, un ritratto. Non si può rimanere indifferenti dopo la lettura di "Mafia Caporale", ogni storia rimane impressa nella memoria.
“Mafia Caporale (FandangoLIbri) non è soltanto un libro/inchiesta, ma un nuovo sistema criminale che lucra sullo sfruttamento degli esseri umani. Tale composita congrega non confligge al proprio interno, ma scarica le tensioni sui lavoratori ponendoli gli uni contro gli altri in una esasperata guerra tra poveri. Mafia Caporale è oggi più forte del collocamento pubblico, e dà vita a una moltitudine di agenzie di somministrazione lavoro dentro le quali lava somme inimmaginabili di denaro sporco. Le tante storie di questo libro attraversano tutte le regioni italiane, tutti i settori produttivi, tutte le sfaccettature di un caporalato che sta arricchendo le più grandi mafie italiane.”
Leonardo Palmisano (Bari, 1974), etnografo e scrittore, insegna Sociologia Urbana al Politecnico di Bari. È autore del romanzo Trentaquattro (Premio Eboli 2011), delle inchieste Arrivare per restare? La presenza straniera in Puglia, La Città del Sesso. Dominazioni e prostituzioni tra immagine
e corpo, Dopo di Lui. Cosa sarà dell’Italia dopo Silvio Berlusconi; e dei saggi Palombella
Rotta, un decalogo per la sinistra in piena crisi e Nessuno tocchi la Puglia Migliore. È sceneggiatore; ha scritto per il manifesto, Liberazione, AlfaBeta2 e NarcoMafie.
Uno dei cantautori triestini più interessanti e avanguardistici tra la fine degli anni '70 e l'inzio degli anni '80 torna sul palco per un concerto all'Osteria Sociale Casa del Popolo di Ponziana: sabato 8 luglio alle 19 Gino D'Eliso insieme allo scienziato e globetrotter Joe Niemela, quando il rock d’autore incontra il sax sferzante d’oltreoceano. Canzoni di Gino e non solo: evergreen italiane e pietre miliari del Rock anglosassone.
Cantautore inusuale,precurosere dei tempi, Gino D’Eliso mescola la canzone d'autore italiana con suggestioni new-wave, tipiche della musica inglese di fine anni '70. Debuta nel 1976 con il disco Il mare, prodotto dalla Numero Uno di Lucio Battisti. I successivi album sono sono Ti ricordi, Vienna?, inciso nel 1977 per la RCA e Santi e eroi uscito nel 1979, prodotto dalla Philips e distribuito dalla Phonogram.Proprio con Ti ricordi Vienna? Gino D'Eliso diventa per la critica un cantante "mitteleuropeo" per le atmosfere e la descrizione di scenari fortemente legati alla cultura Europea del XX secolo. Nel 1983 pubblica Cattivi pensieri.
Le sue sonorità sono state riprese da altri come i CCCP e la scuola di Battiato.
Secondo appuntamento mercoledì 5 luglio alle 21 con il Lunatico Festival: per il filone Narrazioni arriva al Parco di San Giovanni uno dei nomi del giornalismo italiano più seguiri, DIego Bianchi in arte Zoro. Conduttore e co-autore di Gazebo, regista, musicista, scrittore, con i suoi reportage su campo è diventato un vero e proprio fenomeno di culto... Ma non ditegli che fa "tv intelligente! Zoro incontrerà il pubblico presente insieme a Ivan Grozny, giornalista che si è occupato soprattutto di temi internazionali con reportage dall’America Latina e dal Medio Oriente.
Diego Bianchi, conosciuto in Rete come Zoro, ha lavorato per il portale Excite – dove ha aperto nel 2003 il suo blog di opinionistica saltuaria. A un certo punto prende a far video, e li mette online su YouTube: prima sul Grande Fratello, poi sulla politica – Partito Democratico e dintorni. Nasce la serie Tolleranza Zoro, i cui video, dal 2008 al 2011, sono andati in onda su Rai 3, all’interno del programma “Parla con me” e nel 2012 su La7, nel programma “The Show Must Go Off”.
A dicembre 2011 è andato in onda su La7 il suo film-documentario “Finale di Partita“. Il 2 gennaio 2013 in onda su Rai 3 analogo film-documentario: “Anno Zoro – Finale di Partita 2012“.
Ha scritto per Il Riformista (La Posta di Zoro), ha curato un blog sul sito di La7 (La7 di 7oro) e attualmente firma per il Venerdì di Repubblica la rubrica Il sogno di Zoro – e con questa ha quasi esaurito i giochi di parole con il suo nick (manca giusto Zorolandia).
A Giugno 2012 è uscito “Kansas City. La Roma di Luis Enrique. Cronache tifose di una revoluciòn complicata”, scritto con Simone Conte, tratto dalla pagina Facebook omonima e pubblicato dai tipi di ISBN.
Nel 2009 ha condotto Orzo, a tu per tu con molti leader politici ospiti della spartana webcam e Dopolavoro Democratico, due settimane di talk show alla Festa del Pd di Genova. Nel 2010, 2011 e 2012 simili performance durante il Premio Ilaria Alpi di Riccione e il Festival del Giornalismo di Perugia.
E’ lìder indiscusso della Fondazione Daje, che finché ha avuto voglia ha fatto cose divertenti (come ad esempio Pattuja).
Suona, pure. Con la Original Slammer Band da una vita, e più di recente con L’Orchestraccia e Trinità.
Ogni tanto potete incontrarlo in giro con il suo cineforum (fatto di video andati in onda, inediti, chiacchiere con il pubblico, dubbi e perplessità), o per presentazioni di Kansas City 1927, o a suonare. Dal 3 marzo del 2013 ha condotto “Gazebo” su Rai3.
C’ha ‘sta fissa per il testo bianco su sfondo nero, che chi gliela toglie ormai.